Chi è Jack Kevorkian?

Articolo approfondimento del di

L'eutanasia

Il nome Jacob "Jack" Kevorkian, che risulta molto conosciuto nel campo della medicina così come in quello giuridico, non dice niente alla maggior parte di noi comuni mortali. Dovrebbe invece, poiché identifica una delle figure più importanti e controverse del secolo passato, le cui vicende meriterebbero un intenso approfondimento ed una profonda riflessione da parte di tutti.       

Chi è allora Jack Kevorkian?

Jack Kevorkian è stato un medico americano di origine armena, nato nel Michigan negli anni ’20 e morto pochi anni fa, che assunse un ruolo di spicco negli anni ’90 nella lotta a favore dell’eutanasia. Il dottor Kevorkian, laureato in medicina all’Università del Michigan, fin dai primi anni di carriera evidenziò il suo maniacale interesse verso questa discussa tematica, pubblicando una lunga serie di intriganti articoli in merito, fino a sostenere la tesi per cui è pieno diritto di un cittadino libero, afflitto da gravi ed incurabili patologie, ma nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali,  decidere di continuare a vivere oppure lasciarsi morire.

Le sue idee, rivoluzionarie in certi casi per il modo in cui erano trattate, non vennero mai accolte positivamente né dall’elite medica né da quella giuridica, obbligando il medico a intraprendere strade sempre diverse e progressivamente più rischiose. Kevorkian fu ufficialmente privato dallo stato del Michigan nel 1991 del diritto di esercitare l’attività medica. Da quel momento in poi iniziò quindi ad attuare al di fuori della legge, o quasi.

Dal 1990 al 1999, anno del suo arresto, il dottore americano aiutò a morire oltre 130 malati terminali, registrando e giustificando dettagliatamente le sue azioni, e sfidando, allo stesso tempo, la giustizia e l’opinione pubblica. Entrambe si rivelarono croce e delizia del suo operato.

Le aule di tribunale lo assolsero ben tre volte prima del fatale processo del 1999, che durò addirittura due anni ed in cui il medico decise di difendersi da solo (“dandosi la zappa sui piedi” a giudizio di molti) davanti alla giuria. Questo “scherzo” gli costò la massima pena possibile, ossia 25 anni di reclusione, dei quali ne scontò pienamente solamente otto, per poi uscire con la condizionale.

Diverso il discorso riguardante l’opinione pubblica, che fu totalmente spiazzata dalle spericolate gesta del dottor Morte (così fu soprannominato dal popolino). Molte persone manifestarono la loro totale concordanza con le idee di Kevorkian, elevandolo ad eroe popolare, tante altre invece criticarono apertamente il suo operato da ribelle, fino a considerarlo alla stregua di un pericolo serial killer.

Nei fatti il lavoro del dottor Kevorkian è da considerarsi davvero pioneristico nel campo dell’eutanasia, nella quale fu capace di introdurre non solo concetti brillanti e frasi ad effetto come “morire non è un crimine”, ma anche nuovi e concreti strumenti come il Thanatron o il Mercitron, a cui diede personalmente anche il nome. Discutibile, piuttosto, sarebbe il suo modus operandi, forse troppo radicale.

Le vicende più interessanti della vita del dottor Morte sono state portate efficacemente sullo schermo dal regista Barry Levinson (Rain Man, Good Morning Vietnam) con un cast d’eccezione che comprende fra gli altri Al Pacino, John Goodman e Susan Sarandon.

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