Che cosa è la Moc?

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Guida alle analisi cliniche

La MOC, che non ha niente a che vedere con il raffreddore, appartiene alla categoria degli esami clinici che sfruttano le potenzialità dei raggi X. MOC sta per Mineralometria Ossea Computerizzata. L’esame ha la funzione di fornire informazioni riguardo il tessuto osseo, basandosi su tre caratteristiche fondamentali: densità, consistenza ed elasticità. Affinché l’esame si protragga correttamente è necessario, inoltre, l’ausilio di un particolare strumento, denominato densitometro, in grado di diffondere i raggi X.

Il test viene effettuato, quindi, ogni qualvolta risulti necessario indagare sulla struttura ossea ed in particolare quando si sospettano alcune specifiche malattie o disfunzioni. Si prescrive, ad esempio, in tutti i casi di malattie che comportano un’alterazione della massa ossea, come il diabete o i disturbi alla tiroide, e nei casi di artrite. E’ suggerita nei soggetti sottoposti a terapie a base di cortisone, che comportano spesso una degenerazione delle ossa e ad alle donne in menopausa, al fine di scoprire immediatamente l’eventuale presenza di una osteoporosi, disturbo strettamente legato alla cessazione delle attività all’interno delle ovaie, tipica della menopausa, e che provoca una perdita di calcio nelle ossa.

La MOC, di fatto, serve proprio a questo: determinare la densità di calcio all’interno delle ossa (densità ossea) e la loro conseguente resistenza a fratture e infortuni vari. L’indagine individua, poi, i punti dell’osso più esposti al rischio frattura.

Il modo in cui la MOC avviene è relativamente semplice: viene collocato l’apparecchio emittente le radiazioni sotto il lettino, mentre sopra, oltre a paziente, si posiziona un altro apposito strumento in grado rilevare le informazioni prodotte dai raggi ed elaborarle affinché siano leggibili ed interpretabili dal medico. In genere, vengono esaminati i polsi, il femore e la colonna vertebrale, tuttavia può accadere che sia necessario analizzare l’intero apparato scheletrico.

L’esame dura dai 15 ai 30 minuti e non richiede alcuna particolare precauzione né prima né dopo, fatta eccezione quella di non essere sotto gravidanza. I raggi X, infatti, rischierebbero di causare seri danni al feto.

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