La Legge in materia è disattesa dal 1997

Legge del di

Decreto Ronchi… questo “sconosciuto”

Ogni anno, circa 2 miliardi di tonnellate di rifiuti, compresi i rifiuti particolarmente pericolosi, sono prodotti negli Stati membri della Comunità Europea, e questa cifra è in costante aumento. Con il termine di rifiuti s’intende qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi.

È ormai più che evidente come lo stoccaggio dei rifiuti non sia una soluzione praticabile, quindi deve essere assolutamente messa in atto una strategia ad ampio raggio e che sia, però, effettivamente applicata.

Il 5 febbraio del lontano 1997 veniva varato nel nostro paese il Decreto Legislativo numero 22, il meglio noto Decreto Ronchi, con il quale lo Stato italiano si assumeva il dovere di recepire le direttive dettate dell’Unione Europea nel proprio ordinamento interno. Fra i vari articoli che formano il Decreto Ronchi è interessante notare che nel 1997 all’articolo 5 relativo allo Smaltimento dei rifiuti al punto due si legge a chiare lettere che “I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero”. Sempre nell’articolo 5 al punto 3 è precisato che: “Lo smaltimento dei rifiuti è attuato con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, che tenga conto delle tecnologie più perfezionate a disposizione che non comportino costi eccessivi, al fine di a) realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi in ambiti territoriali ottimali; b) permettere lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti”.

La domanda sorge spontanea: tutto ciò perché non è stato fatto? Perché è stato consentito che quanto era previsto in questo importante Decreto del 1997 sia rimasto praticamente lettera morta?

Dal 1997 ad oggi il Decreto Ronchi è rimasto lettera morta

Se la questione rifiuti fosse stata affrontata, come era chiaramente indicato in quel documento, molto probabilmente oggi non si dovrebbero ancora affrontare situazioni drammatiche e pericolose come quelle riportate dalle cronache.

All’epoca si era chiaramente compreso che per gestire la problematica connessa ai rifiuti fosse doveroso creare una rete integrata di impianti di smaltimento, cosa che non è stata fatta da tutte le regioni, provincie, comuni, come puri gli stessi enti preposti non hanno minimamente applicato il concetto di autosufficienza per provvedere allo smaltimento dei rifiuti urbani.

Il Decreto Ronchi ha da poco festeggiato i sui diciassette anni, e ancora oggi rimane inattuato. E’ una questione politica? È una questione che dietro il problema rifiuti si muovono oscuri personaggi, come la cronaca, purtroppo, testimonia? Dipende dal fatto che per lo smaltimento dei rifiuti vi sono altissimi interessi economici? Molto realisticamente la questione è un mixer dove incompetenza e sciacallaggio, dove vile denaro e sporco interesse, convivono e il tutto poi si concretizza con quello che ogni persona che risiede sul territorio nazionale può giornalmente constatare.

I rifiuti vengono ancora portati in discarica: non si è ancora compreso che il riciclaggio e lo smaltimento rappresentano una forma economica di risparmio e qualificano anche l’ambiente e la salute pubblica.

Se per quanto riguarda il traffico di stupefacenti si fa spesso riferimento al cartello di Medellin sarebbe il caso di incominciare a parlare anche di un cartello rifiuti.

Gli esempi della Svizzera nella gestione dei rifiuti

Non è possibile che con tutti gli esempi presenti in Europa non si siano ancora oggi intraprese decisioni su cosa fare dei rifiuti, o per meglio dire non vi sia stata una ferrea volontà politica nel voler risolvere la questione. Non occorre andare molto lontano, non necessita fare voli transoceanici. Basta recarsi nella stupenda e ricca città di Ginevra, in Svizzera. Forse per la nostra classe politica gli svizzeri sono bravi a fare la cioccolata e gli orologi, oppure abbiano solamente molte banche. Ma le cose sono molto diverse.

Nei dintorni di Ginevra si trova l’impianto Cheneviers che è in grado di smaltire qualcosa come 300mila tonnellate di rifiuti all’anno. Ora diventa un po’ difficile credere che gli svizzeri siano così stupidi da creare un qualcosa che sia dannoso per la salute, considerando che in materia ambientale sono iperprotettivi. Orbene perché da noi no?

Sempre in Svizzera, nel 2006, nell’incantevole cittadina di Losanna è stato inaugurato il Tridel, un impianto di incenerimento dei rifiuti. Certo questo Paese utilizza risorse tecnologiche ambientali che sono all’avanguardia e che, quindi, consentono di ridurre le emissioni inquinanti al minimo, certo questa Nazione ha compreso come valorizzare i rifiuti urbani prodotti, certo che sono molto più svegli e che hanno una classa politica più preparata e più efficiente. Gli esempi in Europa di nazioni che hanno intrapreso questo percorso sono tanti, ma la nostra classe politica è chiaramente affaccendata in altre faccende. Speriamo che prima o poi anche in Italia suoni la campanella e, finalmente, verranno cancellate le discariche e si inizierà a trarre ricchezza dai rifiuti come altrove. 

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