La Norvegia importa rifiuti per ricavarne energia

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Rifiuti, una emergenza nata da pochi secoli

Raccolta, Trasporto, Trattamento o Smaltimento. Questi quattro elementi costituiscono la base sulla quale viene ad appoggiarsi la gestione dei rifiuti. Esiste anche un quinto pilastro, il Monitoraggio. Quest’ultimo aspetto, uno dei più importanti cardini, verte la produzione e la gestione dei rifiuti.

Il monitoraggio avviene a livello Nazionale, Regionale, Provinciale. L’organo competente a livello Nazionale è il MATT, il Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio, coadiuvato dall’ONR, l’Osservatorio Nazionale Rifiuti, e dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Per quanto riguarda il livello Regionale sono le stesse regioni che monitorano per mezzo dell’Osservatorio Regionale Rifiuti, costituito presso l’ARPAV. A livello provinciale vi sono gli Osservatori Provinciali Rifiuti, che curano la diffusione dei dati per quanto riguarda le aree che rientrano nelle loro competenze.

Lo smaltimento dei rifiuti nel corso della Storia

Durante la maggior parte della storia, la quantità di rifiuti generati dagli esseri umani è trascurabile a causa della scarsa densità della popolazione e i bassi livelli della società nello sfruttamento delle risorse naturali. Durante i tempi pre/moderni la produzione dei rifiuti verteva sugli scarti biodegradabili, quindi, in generale, vi era un minimo impatto ambientale. A tal proposito, come mera curiosità, i Maya avevano un rituale fisso mensile, nel quale la gente del villaggio si riuniva e tutti insieme bruciavano la loro spazzatura.

Con l’avvento dell’industrializzazione, nell’Ottocento, e con la conseguente sostenuta crescita urbana si hanno i primi reali e consistenti problemi. I livelli di igiene e la qualità generale della vita urbana subiscono un grande e devastante impatto. In Europa grandi fiumi come il Tamigi e la Senna diventano gigantesche e putride cloache a cielo aperto, le strade sono soffocate dalla sporcizia a causa della mancanza di regole riguardanti lo smaltimento dei rifiuti.

A metà del XIX secolo, a seguito anche di devastanti focolai di colera, in molti Paesi europei iniziano i primi dibattiti vertenti la sanità pubblica. Di conseguenza sorgono le prime legislazioni che regolamentano la materia destinata a promulgare leggi idonee alla rimozione e alla gestione dei rifiuti al fine di migliorare la salute e il benessere della popolazione e della città.

Nel lontano 1846 nel Regno Unito si inaugura la Prevention Act, il più importante e fondamentale regolamentato riguardante la gestione dei rifiuti a Londra. Nasce il Metropolitan Board of Works, la prima autorità cittadina che centralizzata il regolamento igienico sanitario e nel 1875 si rende obbligatorio per ogni famiglia il depositare i loro rifiuti settimanali in recipienti mobili idonei per lo smaltimento. Nel 1874 nella regione di Nottingham viene realizzato il primo inceneritore.

Nel corso del XX secolo altre grandi città Europee e del Nord America si organizzano per lo smaltimento dei rifiuti. Nel 1895 la città di New York è la prima città degli Stati Uniti ad avere una gestione dei rifiuti pubblica.

Lo smaltimento dei rifiuti ai giorni d’oggi

Antoine Laurent de Lavoisier, a soli 51 anni, venne condannato a morte dal tribunale rivoluzionario. L’otto maggio del 1794 fu ghigliottinato. Il presidente del tribunale, il giudice Jean Baptiste Coffinhal, formulò quella che divenne una frase storica “La révolution n'à pas besoin des savants”. Una frase che per certi versi echeggia ancora oggi. Al grido “La rivoluzione non ha bisogno di sapienti” tutt’ora in molte parti del mondo si ignorano volutamente esempi di primaria importanza relativi allo smaltimento dei rifiuti.

Certamente la produzione mondiale di rifiuti è un problema globale. Ma alcune Nazioni hanno compreso che la produzione di rifiuti non deve essere vista come una pura e semplice complicanza, un insormontabile problema. Una classe politica che evidentemente è molto più sensibile all’ambiente e anche molto più intelligente, ha compreso che i rifiuti possono essere anche una fonte di ricchezza.

Nell’enorme patrimonio scientifico lasciato in eredità dall’esimio Lavoisier esiste una cosiddetta legge il cui postulato base recita Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Un principio che sembrerebbe talmente ovvio che appare incredibile che ancora oggi sussista il problema rifiuti.

Nel Nord Europa, Paesi notoriamente anti conformisti, nazioni progredite, molto ambientaliste, hanno ben recepito questo grandioso principio, divenendo, di fatto, un esempio riguardante la produzione di energia derivata dall’utilizzo dei rifiuti. Sono arrivati a questi importanti traguardi attraverso un processo di ottimizzazione del sistema riguardante la raccolta rifiuti. Sicuramente, paragonando a quanto si vede in certe aree del nostro Pel Paese, la gente ha una maggiore sensibilità e attenzione, ma va anche riconosciuta, però, la capacità e la volontà della loro classe politica nel voler effettivamente risolvere il problema.

Oggi una città come Oslo, con oltre seicentomila abitanti, ha una produzione di energia elettrica grazie ad un Cogeneratore. Questo elemento è alimentato da rifiuti. La cosa funziona talmente bene che, fra campagne per evitare sprechi e ricicli vari, la città rischia di rimanere al buio per mancanza di materia prima, al punto che l’amministrazione ha deciso di importare immondizia. Per completezza di informazione, è corretto rammentare che in Norvegia è in funzione il più grande ed esteso impianto fino ad oggi costruito destinato alla cattura e all’immagazzinamento dell’anidride carbonica industriale, il Technology Centre, che è in grado di “afferrare” ben 100.000 tonnellate di CO2 per 365 giorni. 

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