Schizofrenia e sintomi

Guida del di

La schizofrenia

La schizofrenia rappresenta ancora oggi la malattia cronica più frequente e probabilmente di più lunga conoscenza medica: negli antichi documenti essa veniva comunemente definita “demenza vesanica o secondaria”. In parecchi casi, il manifestarsi del disturbo è preceduto da temporanei stati schizoidi che consentono all’individuo di portare avanti una vita pressoché normale, magari accentuando solo alcune sue peculiarità caratteriali. Con il passare degli anni, tuttavia, le caratteristiche della malattia iniziano a prendere seriamente forma, fino a che il disgraziato inizia a sviluppare una sorta di multipla personalità, smarrendo la capacità di intendere la realtà sua e degli elementi che lo circondano.

E’ possibile distinguere diversi tipi di sintomi della schizofrenia che la psicologia tende a suddividere in sintomi di primo ordine e sintomi di secondo ordine (K. Schneider 1965):

Sintomi di primo ordine:

  • Allucinazioni uditive specifiche, nel peggiore dei casi percezione di voci imperative o offensive. In realtà con la schizofrenia tendono ad essere amplificate tutte le percezione sensoriali, in una sorta di iperattivazione dei sensi. Si riscontra perciò: ipersensibilità oltre che ai rumori, anche alla luce, agli odori, alla percezione visiva di forme e movimenti. In ogni caso l’udito risulta la parte più colpita;
  • Eco del pensiero;
  • Voci sottoforma di discorsi e repliche;
  • Voci che accompagnano le azioni del soggetto sottolineandole con osservazioni. A parere del professor Schneider, autore della classificazione, queste hanno un altissimo valore dal punto di visto diagnostico, poiché considerate all’origine delle più gravi turbe mentali;
  • Sintomi di aumentata permeabilità tra l’Io e l’ambiente. In questo caso il paziente non avverte più i contenuti psichici come emananti da sé ma come suggeriti o imposti;
  • Esperienza di influenzamento somatico, in questo caso il paziente ritiene di essere guidato o obbligato da forze misteriose;
  • Furto del pensiero” e altri influenzamenti del pensiero. I così detti disturbi del pensiero comprendono i disturbi dell’ideazione, della strutturazione del pensiero e i disturbi del giudizio della realtà, altresì definiti deliri. I disturbi dell’ideazione o dissociazione del pensiero consistono della perdita del legame logico fra le idee. Il pensiero, quindi, si fa progressivamente labile, sconnesso, con accostamenti e connessioni strane; compaiono, inoltre, delle inspiegabili interruzioni nel corso del pensiero (intoppi), cui segue la caratteristica espressione mimica di perplessità. ;
  • Diffusione del pensiero, descrive un disturbo in cui il paziente crede che i suoi pensieri gli siano in qualche modo sottratti e poi resi pubblici;
  • Percezione delirante. La percezione delirante non va confusa con l’intuizione delirante e l’umore delirante. Quando parliamo di percezione delirante evidenziamo un disturbo per cui il malato tende ad attribuire, senza una motivazione plausibile, un significato abnorme a determinate cose, coltivando in qualche caso il culto di sé stesso. Le “cose” del mondo pare inizino a comunicare con l’interessato dando delle indicazioni precise;
  • Senso di costrizione nel dominio del sentimento, degli impulsi e del volere.

Sintomi di secondo ordine:

  • Altri disturbi psicosensoriali, ad esempio il noto professore Jaspers individua della alterazioni per quanto riguarda gli istinti sensoriali corporei, come la nutrizione (fame e sete) e la sessualità;
  • Intuizione delirante. Con intuizione delirante intendiamo una sorta di “incredibile illuminazione” che il paziente avverte e che solitamente prende la forma di un’improvvisa vocazione religiosa o politica o lo scoprimento di una abilità personale unica, se non impossibile (“posso volare” ad esempio). Ha un significato diverso rispetto all’umore delirante e la percezione delirante;
  • Perplessità, l’enciclopedia Treccani definisce la perplessità come mancanza di risolutezza e di decisione, unita ad una espressione vaga, quasi sognante;
  • Alterazioni dell’umore. Il disturbo dell’umore delirante chiama in causa la sfera creativa ed affettiva, ponendo il malato in un’atmosfera di “estraneità sinistra”. Il paziente oscilla facilmente da stati di umore euforico ad altri di profonda depressione;
  • Sentimento di impoverimento affettivo, o sindrome atimica. Si tratta di uno stato, molto comune nella schizofrenia, che si identifica in una sensazione di vuoto affettivo, vissuto senza nessuna sofferenza evidente, legato ad una diminuita intenzionalità verso il mondo. La sindrome segue alla profonda destrutturazione della personalità causata dalla malattia. All’atimia si affiancano spesso manifestazioni di “paratimia” e “paramimia”. La prima consiste in una discordanza fra stimolazione e reazione emotiva: in concreto, una stimolazione effettuata al fine di ottenere una sensazione piacevole (il solletico ad esempio) produce una reazione di rabbia e tristezza, e viceversa. La paramimia, invece, consiste in un’espressione mimica discordante rispetto al contesto.

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