Credere all’Inferno in molti casi è una questione di fede. L’Inferno costituisce, da sempre, uno dei punti cardine della dottrina cattolica ed un Cattolico vero, quindi, dovrebbe credere all’Inferno. Poi ci sono gli scaramantici, i pessimisti, i moralisti ed una lunga di lista di altre categorie di persone che ci credono per motivi che, in genere, conoscono solo loro. Bene, quello che probabilmente tutta questa gente non sa è che il loro credere agli Inferi li conduce, inevitabilmente, ad una vita meno felice, rispetto ai loro fratelli un po’ più scettici e superficiali.
Questo, perlomeno, è quanto una troupe di ricerca dell’Università dell’Oregon, negli USA, ha scoperto dopo una lunga e dettagliata analisi. L’articolo, pubblicato sulla rivista PLoS ONE, parla chiaro: a chi crede fermamente alla possibilità di un eterna dannazione dopo la morte è associato un minore livello di felicità e di soddisfazione nella vita. I dati sono stati forniti dal Gallup World Poll, dall’European Values Survey e dal World Values Survey. La motivazione, secondo il principale esponente del gruppo di ricerca Azim Shariff, risiede nel fatto che chi crede all’Inferno o al Paradiso vede influenzato lo svolgimento della propria esistenza, soprattutto nella sfera emotiva ed allo stesso tempo avverte una determinante ascendenza su eventuali progetti a lungo termine.
D’altronde, il risultato è strettamente legato alle statistiche riguardanti coloro i quali, più che credere all’Inferno, hanno una fiducia incontrastata nella presenza di un Paradiso. Un luogo di felicità eterna, dove ci si può rincontrare con i propri cari e ricevere il giusto premio per una vita difficile e ricca di pene. La stessa ricerca, infatti, stabilisce che chi crede nel Paradiso, vive una vita più piacevole e soddisfacente. L’ottimismo, insomma, farebbe bene.
L’unico dubbio permane sulla corretta relazione causa-effetto. E’ l’idea dell’esistenza dell’Inferno a rendere infelici o sono gli infelici per natura a credere nell’Inferno?