Perché non ci ricordiamo della nostra infanzia?

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La memoria infantile

I bambini solitamente hanno una memoria di ferro. Soprattutto durante i primi anni di vita, sono delle autentiche spugne, in grado di assorbire qualunque informazione gli venga messa di fronte. Non è un caso se è proprio in questi anni che si accumula la maggior parte delle conoscenze di ogni individuo, partendo dal linguaggio e dalla coordinazione dei movimenti. Ed è per questo che ci risulta difficile comprendere perché non arriviamo a ricordare assolutamente nulla di questi anni, in particolare dei primi tre. Come è possibile, viene da domandarsi, che proprio nel periodo in cui la nostra mente sembra più fervente ed elastica, non si consegua immagazzinare alcuna memoria (fatta  eccezione per gli eventi negativi, gli unici che normalmente permangono nel nostro cervello anche dopo tanti anni).

E’ dal secolo scorso che psicologi e medici provano a spiegare questo piccolo scherzo del cervello. Freud, ad esempio, propose che i ricordi non possono essere ancora edificati durante la prima infanzia, poiché ancora non si possiede una completa padronanza del linguaggio. Il medico viennese battezzò questa disfunzione: “amnesia dei bambini”, aggiungendo che, in verità, gli eventi restavano all’interno del nostro intelletto, ma solamente in forma inconscia e toccava perciò a lui ed ai suoi colleghi psicoanalisti ricavarli mediante test e sedute specifiche. Le ipotesi freudiane non furono mai totalmente approvate né confermate.

Le nuove ricerche conducono a risultati piuttosto diversi.

Le indagini, oggi, offrono un’interpretazione biologica del fenomeno. Il problema, stando ai datti forniti dalla ricerca statunitense, è che il nostro apparato cerebrale, durante l’infanzia, è costantemente coinvolto in un processo di maturazione e trasformazione. Lo sviluppo intellettivo, purtroppo, richiede un sacrificio di alcuni neuroni, per dare spazio ad altri, e la conseguenza è una perdita parziale dei nostri ricordi. Parziale perché, come Freud aveva accennato, gli eventi della nostra infanzia lasciano comunque una traccia nel nostro cervello e, quindi, volente o nolente, influenzeranno, per sempre, la nostra vita.

 

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