Perché mio figlio è dislessico?

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Le cause della dislessia

La Dislessia, come è noto, appartiene alla categoria dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA). Essa comporta sostanzialmente un dominio ridotto di un fra le seguenti abilità specifiche: lettura, scrittura e calcolo. Si tratta di un disturbo abbastanza frequente fra i bambini e perciò, da sempre, motivo di studi e ricerche da parte del mondo scientifico.

Oggi, una nuova ricerca condotta dal Georgetown University Medical Center ci fornisce un ulteriore dettaglio, in grado di spiegare un singolare tratto di questo disturbo. Il gruppo di ricercatori americano si era posto l’obiettivo di scovare la corretta relazione causa-effetto fra i seguenti due fattori: struttura del cervello e capacità di lettura o dislessia. Il campione di riferimento era composto da bambini di diverse età e i risultati ottenuti appaiono alquanto curiosi. Si riscontra, infatti, nei bambini dislessici la presenza di meno materia grigia rispetto ai loro coetanei. Il che, da solo, non costituisce una grande novità. Parecchio più interessante, però, è il fatto che la composizione cerebrale dei giovani dislessici risulta uguale a quella dei bambini più piccoli, dislessici e non, lasciando immaginare un’inaspettata relazione causa-effetto. Risulta, infatti, che a causare la dislessia in tenera età non sia un’anomala struttura cerebrale, bensì proprio la difficoltà nella lettura, capace di influire gradualmente sulla formazione del cervello.

La ragione, stando alle parole di Anthony Krafnik, responsabile dello studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, risiede nel fatto che nei bambini dislessici la lettura, così come la scrittura, non stimola un incremento di materia grigia come invece avviene per gli altri bambini, comportando di conseguenza un rallentamento nello sviluppo cerebrale.

Questa nuova, particolare concezione potrebbe, di certo, agire positivamente sulla ricerca relativa alla dislessia. Specialmente in un momento in cui, con l’aumento dei bambini stranieri o multilingue nelle scuole italiane, il disturbo pare stia notevolmente crescendo.

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