Il linguaggio del bambino durante i primi mesi

Guida del di

La comunicazione nei bambini

Come tutte le altre conoscenze elementari che i bambini provano a far proprie, anche il linguaggio richiede un lungo periodo di sforzi, di successi e di fallimenti, affinché diventi maturo e degno di una persona adulta. Durante il primo anno di vita, d’altronde, il bambino non riesce a raggiungere un livello di maturità e comprensione tale da poter avventurarsi nelle prime parole sensate, fatta eccezione di alcuni casi miracolosi.

Se nel primo mese di vita il bambino tende ad esprimersi quasi esclusivamente con il pianto, già a partire dal secondo mese, però, si intravedono i primi segnali di vocalizzazione. La forma in cui essa si manifesta varia comunemente da bebè a bebè, sebbene i primi suoni che si odono sono quasi sempre delle vocali. La differenza fra un bambino e l’altro sta solitamente nella vocale eletta: ci saranno alcuni che, per esempio, si ostineranno a pronunciare il suono della e ed altri che invece si diletteranno nel dire u; in certi casi, addirittura, si potrebbe ascoltare una gh o, perfino, una r. Sono questi i primi, rozzi, tentativi attraverso cui il bambino prova ad esprimere le sue sensazioni di gioia o malessere ed è compito di una buona madre saper cogliere la differenza tra l’una e l’altra (differenza che uno sconosciuto difficilmente potrebbe captare).

Diverso è il discorso per quanto riguarda la comprensione del linguaggio, durante i primi tre mesi di vita.  All’interno di questo arco temporale il bambino inizia ad avere un’idea di come sarà la sua voce da adulto ed allo stesso tempo comincia a dare i primi segni di comprensione…e di risposta! Sebbene le prime repliche si limitano evidentemente a brevi sorrisi, movimenti del capo o a suoni poco comprensibili, esse rappresentano un rilevante segnale di crescita intellettiva. Questo genere di “strana” comunicazione adulto-bambino va necessariamente incoraggiata per provare a bruciare le tappe della produzione verbale.

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