7 miliardi di euro a disposizione per trasformare il settore

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Sostenibilità e innovazione nel settore edilizio per uscire dalla crisi

La crisi drammatica che perdura nel settore edilizio da 6 anni ha condotto alla perdita di centinaia di migliaia di posti e alla chiusura di 12mila imprese. Dati che emergono dal Secondo Rapporto congiunto 2013 che hanno redatto Fillea Cgil e Legambiente dal titolo “Costruire il futuro, innovazione e sostenibilità nel settore edilizio”.

Uno studio fatto in sinergia e che dimostra come lo stato di salute del comparto sia ancora precario, così che serve una urgente “medicina” per risollevarlo. Viene ricordato come l’Unione Europea con una nuova programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020 voglia spingere proprio verso questa direzione.

UE che con le Direttive 2010/31 e 2012/27 ha fissato la visione e le strade da percorrere per fare dell'efficienza energetica la chiave per la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano. Un’occasione che per Fillea e Legambiente non deve essere sprecata. Motivo per cui è importante costruire un’alleanza che veda il coinvolgimento di parti sociali, imprenditori, politici e associazioni che vogliono puntare all’efficienza energetica creando occupazione (si stima non meno di 600mila posti di lavoro) e nuove opportunità per le città italiane.

Basandosi sulle risorse previste per l'Italia nell'ambito del nuovo quadro finanziario dell’Unione Europea, le risorse che si possono convogliare per l'efficienza energetica ammontano alla consistente somma di almeno 7 miliardi di Euro. Considerato il notevole importo, per Fillea e Legambiente sarebbe irresponsabile prendere l’occasione di riqualificare il patrimonio edilizio con interventi che mirano all’efficienza energetica e alla sicurezza antisismica, migliorando per i cittadini non solo la qualità dell’abitare, ma dimezzando anche i consumi nonché le spese in bolletta.

Il sindacato e l’associazione ambientalista sottolineano come questa a loro avviso sia l’unica soluzione possibile in quanto ritengono che nessuno possa seriamente sostenere che il settore edilizio possa recuperare i livelli occupazionali tornando semplicemente a fare ciò che si faceva nel Bel Paese fino al 2008: ossia costruire nuove case al ritmo di 300 mila all’anno.

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