Da sempre uno dei criteri fondamentali da cui poter valutare il livello di civiltà di un Paese è quello relativo al numero di infortuni e decessi sul lavoro. Una nazione che punta ad uno sviluppo economico sostenibile e di qualità non può, infatti, non prestare la massima attenzione agli standard di sicurezza del proprio mercato del lavoro.
Una battaglia antica che inizia con il boom economico del dopoguerra quando si registravano qualcosa come 2000 decessi all'anno a causa di incidenti sul lavoro. Con la stagione delle lotte e le grandi battaglie sindacali degli anni sessanta e settanta molto viene fatto in tema di prevenzione antinfortunistica, tra cui la fondamentale istituzione nel 1974 da parte dell' Inail del Centro di Informazione e Documentazione Infortunistica(C.I.D.I.), con cui si inizia a mappare con una statistica ufficiale un fenomeno divenuto, di anno in anno, sempre più preoccupante.
Oggi se assistiamo da un lato ad una riduzione del numero di decessi rispetto ai decenni precedenti, con circa mille morti annui, dall'altro gli infortuni complessivi arrivano a sfiorare i 30.000 casi, con un continuo quanto inquietante trend di crescita che appare, purtroppo, davvero inarrestabile.
In questo senso il Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro del 2008 ha dato un importante contributo nello stringere ulteriormente la morsa contro una piaga così grave, non solo inasprendo ulteriormente sanzioni e controlli ma anche e sopratutto puntando con decisione sulla prevenzione e la formazione di aziende e lavoratori.
Un ruolo di primo piano, pertanto, è stato assegnato proprio al settore dell'antinfortunistica, con particolare attenzione all'importanza e all'obbligatorietà dei dispositivi di protezione individuali(DPI), disciplinati dall'articolo 28 della stessa legge.
Antinfortunistica e sicurezza lavoro, sempre più due facce della stessa medaglia nella comune battaglia per un lavoro senza più incidenti!