Che cosa è l'angiografia

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Come funziona l'angiografia

L’angiografia è l’esame attraverso il quale è possibile studiare l’interno dei nostri vasi sanguigni. Il suo scopo è verificare l’idoneità delle funzioni di irroramento nonché le condizioni fisiche interne dei vasi sanguigni. Può quindi riguardare qualunque organo del nostro organismo, dai polmoni a reni, dal cervello al cuore, sebbene in quest’ultimo caso l’analisi prenda il nome di angiocardiografia e si sviluppi in maniera leggermente differente.

L’analisi vera e propria si effettua mediante l’uso di un catetere introdotto in un vaso sanguigno periferico, in grado però di raggiungere l’organo desiderato, dove si immette un liquido radio-opaco, cioè visualizzabile ai raggi X.

Di fatto l’analisi segue questi tre semplici passaggi:

  1. Il medico, dopo aver spruzzato una dose di spray anestetico nel punto d’ingresso del catetere, introduce delicatamente lo strumento;
  2. Attraverso il catetere viene immesso il liquido radio-opaco, il quale essendo visibile ai raggi X, può essere individuato durante tutto il suo percorso fra le arterie;
  3. Il medico attraverso un’apposita strumentazione esamina le immagini che il liquido radio opaco trasmette sul monitor, cercando, già in un primo momento, di elaborare una bozza di diagnosi; sebbene le immagini siano tutte opportunamente registrate dall’apparecchio radiologico e perciò il medico avrà la possibilità di vederle e rivederle quando preferisce, a seconde delle sue necessità.

Una volta terminato l’esame, che dura in genere fra i 20 e i 40 minuti, il paziente è invitato ad un periodo di riposo, della durata di qualche ora, per riprendere forze ed energie. Di fatti, seppur l’esame in sé per sé non causi particolari dolori, è possibile che il liquido radio-opaco provochi un leggero bruciore, nonché una temporanea sensazione di nausea.

I risultati, solitamente, sono disponibili in una manciata di giorni.

BREVE STORIA

La angiografia esiste da quasi un secolo, essendo stata ideata già nel 1927 da un neurologo portoghese di nome Egas Moniz, premio Nobel nel 1949, e fu utilizzata inizialmente per lo studio dell’apparato cerebrale, quindi per diagnosticare la presenza di eventuali disturbi nervosi, quali tumori e malformazioni arterovenose. Tuttavia è nel 1953, con la diffusione della tecnica Seidinger, che la procedura assunse una certa popolarità, per via di una rinnovata sicurezza ed affidabilità (la tecnica, infatti, nei primi anni, richiedeva la sopportazione di alcuni rischi non trascurabili).

 

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